Oltre la bufala dei tre cervelli

Esplora come la teoria di MacLean cede il passo a una comprensione più dinamica e unitaria del cervello, guidati dalle intuizioni di Lisa Feldman Barrett nel suo illuminante lavoro.

La teoria dei tre cervelli di Paul D. MacLean, una volta rivoluzionaria, è oggi largamente considerata una semplificazione eccessiva, se non proprio una “bufala” nel campo delle neuroscienze. Introdotta negli anni ’60, questa teoria proponeva l’esistenza di tre cervelli distinti all’interno del cervello umano: il cervello rettiliano, responsabile degli istinti di sopravvivenza; il cervello limbico, sede delle emozioni; e il neocortex, legato al pensiero razionale. Questa suddivisione sembrava offrire una spiegazione intuitiva su come diverse parti del nostro cervello gestiscano funzioni distinte, dai processi più primitivi a quelli più evoluti. Tuttavia, con il progredire delle ricerche nel campo delle neuroscienze, la teoria di MacLean è stata messa in discussione e superata da modelli più accurati e basati su evidenze scientifiche concrete.

La genesi della teoria dei tre cervelli di MacLean risiede nella sua osservazione delle differenze strutturali tra le specie animali e l’evoluzione del cervello nel corso del tempo. MacLean postulava che, nel corso dell’evoluzione, ogni “nuovo” cervello si sviluppasse sopra il precedente senza sostituirlo completamente, portando a una sorta di stratificazione funzionale. Secondo questa visione, ogni cervello aveva le sue funzioni distinte e operava in modo semi-indipendente dagli altri.

Tuttavia, questa teoria pecca di una serie di inesattezze e semplificazioni. In primo luogo, la suddivisione tripartita non tiene conto della complessità e dell’interconnessione del cervello. La ricerca moderna ha dimostrato che il cervello funziona come un’entità altamente integrata, con diverse aree che interagiscono tra loro in modo complesso per svolgere le funzioni cognitive e emotive. Non esistono confini netti tra le aree responsabili dei processi “primitivi” e quelle deputate ai processi “superiori”.

Il capitolo “Abbiamo un solo cervello” del libro “Sette lezioni e mezzo sul cervello” di Lisa Feldman Barrett offre una prospettiva illuminante sull’unità e l’integrazione del cervello. Barrett, una neuroscienziata di fama mondiale, sfata il mito dei tre cervelli evidenziando come le recenti scoperte in ambito neuroscientifico abbiano reso obsoleta la visione di MacLean. Secondo Barrett, il cervello umano non è un insieme di parti indipendenti con funzioni fisse, ma piuttosto un organo dinamico e plastico, capace di adattarsi e modellarsi in base alle esperienze.

Barrett sottolinea l’importanza dei network neurali, che trascendono le suddivisioni anatomiche tradizionali. Questi network sono coinvolti in una varietà di funzioni cognitive ed emotive e dimostrano l’interdipendenza delle diverse aree cerebrali. Ad esempio, l’elaborazione delle emozioni, un tempo attribuita principalmente al sistema limbico nella teoria di MacLean, è ora intesa come un processo che coinvolge molteplici regioni del cervello, comprese quelle associate al pensiero razionale.

Inoltre, Barrett critica l’idea che possano esistere parti del nostro cervello rimaste sostanzialmente inalterate dall’epoca dei dinosauri. La neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di modificarsi strutturalmente e funzionalmente in risposta all’esperienza, sfida l’idea di un cervello rettiliano pre-programmato e immutabile. Le esperienze di vita, l’apprendimento e l’ambiente modellano costantemente il nostro cervello, rendendo superata l’idea di strutture cerebrali fisse e predeterminate.

Un’altra critica alla teoria di MacLean riguarda la sua applicazione e interpretazione nella cultura popolare e nella psicologia. Molti hanno semplificato estrapolando la teoria dei tre cervelli per spiegare comportamenti umani complessi con spiegazioni riduttive, come attribuire le reazioni aggressive o impulsive al “cervello rettiliano”. Questo approccio riduzionistico ignora la ricchezza e la complessità delle interazioni neurali che sottendono tali comportamenti.

La teoria dei tre cervelli di MacLean, sebbene fosse un tentativo pionieristico di comprendere la complessità del cervello umano, è stata superata da modelli più sofisticati e basati su solide evidenze scientifiche. La visione moderna del cervello, come presentata da scienziati del calibro di Lisa Feldman Barrett, enfatizza l’integrazione, la plasticità e la complessità dell’organo più enigmatico del corpo umano. In questo contesto, è fondamentale avvicinarsi allo studio del cervello con umiltà e apertura, riconoscendo che molto resta ancora da scoprire su come funziona la nostra mente.